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Jimi Hendrix, lo sciamano della chitarra

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Joe Satriani (chitarra)
“La sua anima era evidente in tutta la sua musica. Ogni volta che suonava dal vivo si donava completamente. Ogni brano era un’occasione per esprimersi, esplorare. Le sue doti di esploratore erano sensazionali”.

“Ha dimostrato che la chitarra elettrica poteva essere suonata con molta più espressività di quanto fosse stato fatto in precedenza”.

Mick Fleetwood (Fleetwood Mac)
“Ricordo il suo concerto al Big O’Nails di Londra. Ero lì con Peter Green, dei Fleetwood Mac. C’erano Eric Clapton, Pete Townshend, Jeff Beck. Jimi salì su quel piccolo palco, dietro gli inseparabili amplificatori Marshall. Quando attaccò a suonare, pubblico e chitarristi rimasero a bocca aperta”.

“Jimi dirigeva tutto, non solo suonando, ma anche col linguaggio del corpo e dei segni. Noel Redding al basso e Mitch Mitchell alla batteria lo seguivano. Era geniale. Poteva volare nella stratosfera e portare gli altri con lui”.

“Sapere che ci ha lasciati a soli 27 anni, non essendo riuscito a completare i suoi innumerevoli progetti, ti fa sentire come tradito. Avrebbe continuato ad essere un musicista straordinario, inventivo, un’alchimista. Ci resta la sua musica da celebrare”.

Joe Bonamassa (chitarra)
“Jimi Hendrix suonava, componeva, sapeva stare sul palco. La sua tecnica era innovativa, rivoluzionaria. Le sue canzoni sono sopravvissute al tempo”.

“Jimi usava la chitarra come un’arma. Solo Buddy Guy prima di lui aveva fatto qualcosa di simile con la chitarra elettrica”.

“Hendrix ha cambiato la vita a chi ha avuto la fortuna di vederlo suonare dal vivo. L’ha cambiata anche a me”.

John Mayall (chitarra)
“E’ stato Chas Chandler, ex Animals, a parlarmi per la prima volta di Jimi Hendrix. Jimi ha cambiato la storia del rock & roll”.

Eddie Kramer (ingegnere del suono)
“Chas Chandler, primo manager di Jimi Hendrix, lo portò a Londra. Gli affiancò Mitch Mitchell alla batteria e Noel Redding al basso. Tennero i primi, favolosi concerti a Parigi. Appresi le prime notizie su di lui leggendo New Musical Express e Melody Maker. Jimi prese il mondo dei chitarristi e lo ribaltò a 180 gradi”.

“Ho incontrato per la prima volta Jimi Hendrix nel gennaio 1967, agli Olympic Studios di Londra. Si tolse l’impermeabile, prese la chitarra e suonò un accordo. Fu come essere colpito da un asteroide. Ricordo il suo senso dell’umorismo. Quando si trattava di musica eravamo seri, ma per il resto ridevamo tutto il giorno. Gli assoli erano meravigliosi, gli fluivano dalle dita”.

“A giugno 1967 si esibì al Saville Theater di Londra. Gli avevano detto che i Beatles sarebbero venuti al concerto, e così si procurò una copia dell’album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. Aprì il concerto con quel brano. Il pubblico rimase fulminato”.

“Quando ero in studio con lui e la sua band, non mi rendevo conto che stavo registrando la storia. Sapevo che era un genio e che facevo parte del processo creativo.  È tragico che sia morto così giovane. In soli quattro anni ha creato tutta questa musica stupenda che ancora vive”.

Steve Lukather (chitarra, Toto)
“Ha reinventato la chitarra elettrica. Faceva parte della controcultura degli anni 60”.

Steve Hackett (chitarra, ex Genesis)
“All’inizio pensavo che la sua fosse solo energia animale. Poi ho scoperto che i suoi testi sono ricchi di poesia. A volte le parole sono cupe, con riferimenti all’aldilà. Era innovativo, musicalmente coraggioso”.

“Jimi Hendrix era un bluesman unico. Con la sua chitarra, le sue sonorità, sapeva trasportarti in zone inesplorate dell’universo. Il suo era un viaggio interiore, sciamanico”.

 

 

 

 

 

 

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