The Police

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1977: anno fondamentale per i Police. Il batterista Stewart Copeland decide di dar vita alla band. In quello stesso periodo esplode il fenomeno punk. Copeland, Sting (basso) e Henri Padovani (chitarra) compongono e registrano alcune canzoni, tengono i primi concerti.

Stewart Copeland in quegli anni è solito organizzare dei party a casa sua, dove vive insieme a Sonja Kristina (ex-Curved Air) e a suo fratello Ian. Tanti gli ospiti, tra i quali: Joe Strummer (The Clash), Dave Vanian (The Damned), Sid Vicious e Johnny Rotten (Sex Pistols). Sting non lega con questi personaggi, e mantiene le distanze dal punto di vista artistico.

12 febbraio 1977: i Police registrano “Fall Out” e “Nothing Achieving”, unici due brani che vedono la presenza di Henri Padovani. Il gruppo, con l’arrivo del chitarrista Andy Summers, riesce a sviluppare un sound innovativo, caratterizzato dalla ritmica di Copeland e dal reggae giamaicano.

Bootleg: i Police sono stati uno dei gruppi più collezionati della storia del rock. A partire dal successo di “Regatta De Blanc”, i fan hanno realizzato album doppi e tripli, picture disc, musicassette dei concerti. Oggi, dopo la reunion del 2007, sono comparse su Youtube numerose registrazioni rare, audio e video.

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Franz Di Cioccio (voce, batteria; Premiata Forneria Marconi): “E’ stato Franco Mamone, nostro manager, ad organizzare i primi concerti dei Police in Italia. Stewart Copeland è un batterista dotato di una tecnica molto particolare. Prima di formare i Police aveva suonato con i Curved Air, una delle formazioni più interessanti del progressive rock inglese. Ha saputo fondere l’attitudine progressive, con le nuove tendenze ritmiche, il reggae e il jazz. E’ stato il suo stile a rendere il sound dei Police così originale”.

Sting (voce, basso): “All’inizio le idee di Stewart Copeland non mi convincevano. Venivo dal jazz e non intendevo abbandonare quel sound. Ma allo stesso tempo ero galvanizzato dall’atmosfera della Londra del 1977”.

Andy Summers (chitarra): “Sting mal sopportava l’infatuazione di Stewart Copeland per il punk e la new wave. Il loro confronto fu un elemento di fragilità ma anche di ricchezza. I club londinesi ci ingaggiavano solo se suonavamo brani punk. I giovani erano sfiduciati a causa della recessione e per il degrado delle istituzioni, e quindi volevano della musica rabbiosa. C’erano continue discussioni. Eravamo in cerca di soluzioni tecniche per registrare i brani nel migliore dei modi. Fu da quelle tensione interna al gruppo che prese corpo il sound dei Police. La cosa più difficile fu convincere il nostro manager Miles Copeland, fan del punk, che le nostre scelte erano giuste”.

“A un certo punto, dopo il grande successo mondiale, cominciò a serpeggiare la frustrazione. Sting non credeva nel gioco di squadra. Pensava che i meriti fossero tutti suoi e lo affermava nelle interviste. Desiderava fare qualcosa di più raffinato. Stewart ed io sapevamo quanto fosse importante il suo contributo, ma non sopportavamo di essere in qualche modo emarginati. La convivenza stava diventando sempre più difficile”.

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“Sting compone brani straordinari, fatti su misura per la sua voce. E’ normale che non accetti di buon grado di interpretare pezzi scritti da me e da Stewart Copeland. Ma i Police senza Sting non esisterebbero. Ma è anche vero che senza Stewart e me lui non avrebbe combinato molto”.

“Eravamo diventati dei perfetti estranei. I fili che ci tenevano insieme erano stati consumati dall’arroganza e dall’egocentrismo. La separazione fu un passo doloroso ma inevitabile. Ognuno aveva una propria strada da intraprendere: Sting come solista e attore, Stewart come compositore di colonne sonore, io con le collaborazioni”.

John Pidgeon (giornalista, Melody Maker, 2 dicembre 1978): “I Police non sono punk, non sono “disco”, non sono heavy metal e neppure “power pop”. Sono il migliore gruppo rock & roll che abbia mai visto e sentito da molti anni a questa parte. Il trio ha usato il singolo “Roxanne” come biglietto da visita per volare negli Stati Uniti, dove in quattro settimane hanno suonato ovunque”.

Jim Green (giornalista, Trouser Press, febbraio 1979): “La band ha un’energia senza limiti. E’ musica nuova: melodie orecchiabili, sonorità punk rock, ritmi reggae”.

Richard Cook (giornalista, giugno 1983): “I Police sono ormai degli dei non solo per ciò che fanno, ma soprattutto per come lo fanno. “Synchronicity” evidenzia le differenze tra Sting, Summers e Copeland, ma allo stesso tempo rende sempre più forte la loro unione. E’ un grande album”.

augusto.sciarra@radiotolfaeuropa.it

 

 

 

 

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