“Il repertorio dei Radiohead racconta anche periodi della mia vita difficili, dolorosi, tormentati. È naturale per me, quando ricanto le vecchie canzoni, immedesimarmi in quegli stati d’animo”.
“Ciò che mi spaventa è l’idea che quello che i Radiohead fanno sia impacchettato e spedito alla gente per essere suonato nell’autoradio quando si va al lavoro. Mi sono avvicinato alla musica perché pensavo ingenuamente che fosse l’unica forma d’arte vitale rimasta. Purtroppo il mondo dell’arte è guidato da poche privilegiate persone, è corrotto e sterile”.
“Ho cominciato a soffrire meno quando ho smesso di preoccuparmi delle cose prima ancora che accadessero; quando mi sono arreso alla quotidianità e ho lasciato che l’esistenza scorresse senza anticiparla con le mie paure; quando sono diventato meno cinico, rispetto alla vita, al mio destino, al mondo. Dopo un po’ ti rendi conto che è un atteggiamento distruttivo. Così sono cambiato io, e inevitabilmente anche la mia musica”.
“Ho scoperto di avere bisogno del contatto con la natura, dei grandi paesaggi. Adoro dipingere in solitudine. Mi piace Kandinsky”.
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