(blogdellamusica.eu)
Il “Rimbaud dell’indie”, Peter Doherty esplora alcuni dei momenti più grandiosi o più bui della sua esistenza, fra affascinanti processi creativi, feste decadenti, notti drogate, l’esperienza della prigione e una pericolosa tendenza all’autodistruzione. Pete racconta anche gli anni della sua infanzia, le influenze chiave, le bravate londinesi prima della fama; riflette sulle relazioni importanti della sua vita (quella con il co-fondatore dei Libertines, Carl Barât; con la top model ed ex fidanzata Kate Moss; con la sfortunata cantante Amy Winehouse). A Likely Lad un libro di memorie rock come nessun altro.
(rockon.it)
Doherty decide di raccontare la sua storia. Ci fa entrare nella sua infanzia segnata da continui spostamenti, racconta le sue passioni musicali e cerca di farci comprendere cosa ci sia dietro le sue opere. E poi quella sua parte decadente, la sfrenata confidenza con il mondo della droga, le sue relazioni amorose strampalate. Una vita da Rockstar quella di Doherty, ancora prima di raggiungere il successo con le band The Libertines, Babyshambles e Puta Madres. Doherty affronta i suoi ricordi. Riesce ad affascinare anche quando le sue mosse ci lasciano perplessi.
(xtm.it)
Trecentocinquanta pagine dense di vicende, informazioni, e riferimenti che sapranno soddisfare la curiosità degli appassionati, e chiarire alcuni controversi risvolti della carriera dell’artista. Doherty non nasconde i difetti, le ossessioni, le debolezze e le contraddizioni che ne hanno segnato la vita. Stupisce la continua alternanza di alti e bassi. Anche all’apice del successo, dopo una lunga gavetta, l’insoddisfazione o l’irrequietezza d’animo non mollano mai la presa.
Tema ricorrente del libro, ovviamente, è la dipendenza dalle droghe, e ciò che ne consegue: spaccio, numerosi ricoveri in cliniche di riabilitazione, e arresti disposti con insolita solerzia dalle autorità inglesi. Apprezzabile, però, la misura con cui vengono raccontati i fatti, ben lontana dalla ridondanza con cui Mark Lanegan ha riferito del suo maledettismo in “Sing Backwards and Weep”. Interessante la descrizione dello sciacallaggio messo in atto dai tabloid britannici, che fornisce spunti di riflessione sulle problematiche legate all’acquisizione e alla gestione della fama.
Tra i pregi di “A Likely Lad”, anche i cenni ai testi delle canzoni, e la semplicità con cui Doherty ricostruisce il percorso intrapreso fino ai nostri giorni, incrociando figure quali Alan McGee, Amy Winehouse, Graham Coxon, Roger Daltrey, e Lee Mavers dei The La’s.
(radiopopolare.it)
Peter è uno strano personaggio: naif, maledetto, bohémien, inaffidabile, estremo, poetico, scoraggiante. Un po’ “Rimbaud dell’indie-rock” come lo ha definito la rivista Mojo, un po’ Mark Ranton in fuga verso Amsterdam alla fine di Trainspotting. É spiazzante realizzare che lo stesso musicista abbia collezionato quasi più arresti di Vallanzasca e si sia ritrovato implicato in beghe serie, da un suicidio-omicidio mai del tutto chiarito, al furto con scasso in casa di uno dei suoi migliori amici. Un quadro che quasi fa sembrare i suoi eterni problemi con l’eroina poco più di una marachella.
In questa narrazione degna si erge una figura decadente, complessa e a suo modo romantica; un uomo innamorato della fama e della poesia che ha sempre e comunque cercato di mettere la sua arte “sopra ogni cosa” .
La Londra dei primi anni 2000 viene fuori dalle pagine di “A Likely Lad” in tutta la sua intensità. Peter vuota il sacco sul rapporto rovinoso con le droghe, racconta liti e botte con l’amico e compagno di band Carl Barât, quelle con la top ex fidanzata Kate Moss. C’è spazio anche per i racconti delle lunghe serate con Amy Winehouse, le giornate passate in prigione, i viaggi intorno al mondo per sfuggire alla schiavitù dell’ago, i figli capitati lungo un cammino sentimentale tortuoso, fino all’apparentemente ritrovata sobrietà di un paio d’anni fa.