(lastampa.it)
Ian Penman è un critico inglese che si è occupato soprattutto di musica, ma anche di cinema, di fotografia e di contaminazioni tra varie discipline. Ian Penman ha anche un’ossessione che lo ha accompagnato per tutta la vita: Rainer Werner Fassbinder. L’inizio della monografia a lui dedicata parte evocando quanto sia stato fondamentale per l’immaginario dell’autore la visione del segmento fassbinderiano del film collettivo Germania in autunno, nato per raccontare come l’epoca segnata dalle rivolte e dall’attività dei terroristi della Raf appartenesse ormai al passato.
Penman ci segnala che questo libro è stato scritto in due mesi ma pensato per quarant’anni. E la narrazione è volutamente non organica: una serie di considerazioni segnalate con un numero progressivo, brevi appunti scritti di getto seguendo il filo dei pensieri. Un viaggio fluido, nervoso, continuo che tradisce una grandissima conoscenza dell’opera di Fassbinder e anche la volontà di analizzarla senza pretese universali, ma semplicemente registrando le impressioni che provoca un cinema in cui il coefficiente emotivo è davvero molto, molto elevato.