John Lennon (The Beatles)

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“Nel 1963 ho parlato dei politici come dei buffoni. Oggi non sono così categorico, anche perché da allora ho approfondito la materia. Comunque, non credo che la politica sia l’unica risposta ai problemi della società. E’ impensabile che i nostri rappresentanti facciano dei miracoli. John Fitzgerald Kennedy, per esempio, ha rappresentato per molti americani e non solo il “grande sogno”. Ma non dobbiamo illuderci che i politici, le rockstar, stelle del cinema, campioni sportivi abbiano dei poteri soprannaturali. E’ il popolo che possiede il vero potere di cambiare le cose, il mondo in cui viviamo”.

“Io mi rivolgo ai giovani che ascoltano musica. Sono un artista degli anni 60. Sono sopravvissuto alla guerra, alle droghe, alla violenza nelle strade, alla politica. E adesso desidero mandare dei messaggi positivi alla gente”.

“I due artisti con i quali ho lavorato per molto tempo sono: Paul McCartney e Yoko Ono. Ho conosciuto Paul agli inizi della mia carriera, quando suonavo con The Quarrymen. Ho capito subito che quel ragazzo aveva del talento”.

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“Il contratto discografico dei Beatles prevedeva la realizzazione di due album all’anno e un singolo ogni tre mesi. Eravamo sempre in tour, non avevamo molto tempo per provare le nuove canzoni, lo facevamo durante i concerti anche per vedere la reazione dei fan. Ho capito che era giunto il momento di scioglierci quando siamo diventati un prodotto standardizzato. Avevo iniziato perché amavo il rock & roll, ma stavo perdendo il piacere di fare musica. Avevo bisogno di nuovi stimoli”.

“La canzone “Woman is the nigger of the world” era ispirata a uno slogan di Yoko. Entrambi avvertivamo forte il bisogno di comunicare con la gente. La società, la politica stavano cambiando. Anche noi volevamo essere in prima linea”.

augusto.sciarra@radiotolfaeuropa.it

 

 

 

 

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