Ligabue, esce il cofanetto “77+7”, 77 singoli rimasterizzati e l’album di inediti “7”.

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(ilfattoquotidiano.it)

Ligabue: “Sono spesso arrabbiato per le frasi dette sui social da chi pensa tutto e il contrario di tutto”. L’artista festeggia trent’anni di carriera con una doppia uscita discografica, un Best Of con 77 successi e un album di inediti con 7 brani. Ligabue traccia un bilancio della sua vita e del suo percorso artistico, confessando anche quando nel 1999 ha pensato di ritirarsi, poi la decisione di continuare per i live e la speranza di rivedersi al nuovo Campovolo il 19 giugno: “Per sfogarci un po’, festeggiare, con la speranza di aver lasciato la pandemia alle spalle”.

“Avevo deciso di lasciare tutto nel 1999. Allora non ero preparato alla mole di successo che mi era arrivata. Era un anno che seguiva ‘Buon compleanno Elvis’ e ‘Radiofreccia’. Mi ero reso conto che un certo tipo di visibilità ti espone a tutte le correnti. Non ero pronto ad essere raccontato ma non ero nemmeno pronto all’isolamento che la notorietà produceva. Una vocina dentro di me mi ha chiesto se valesse la pena non fare più concerti, così ho deciso che non potevo fare a meno dei concerti e andare avanti”.

“Stiamo pagando e pagheremo lo scotto psicologico di questa situazione. La creatività è condizionata da questo umore. Ma la musica è importante perché scatena una reazione, una voglia di muoversi con un sentimento di speranza ed è per questo che ho sempre cercato di trasferire tutto questo con il mio lavoro e in queste sette canzoni inedite. Non credo che le canzoni possano risolvere la vita delle persone ma possono dare conforto, una mano sulla spalla e il calore, possono tenere compagnia e io spero che queste nuove canzoni e anche quelle della nostra storia possano tenere un po’ di compagnia. Non vedo l’ora arrivi il 19 giugno quando potremo sfogarci un bel po’ con la nostra festa live a Campovolo”.

(corriere.it)

Ligabue, per celebrare 30 anni di carriera rileggo il mio rock in 77 brani. “Andavo sempre di corsa, il virus mi ha costretto a fermarmi e ho frugato nei cassetti”. Esce il cofanetto “77+7”, che raccoglie 77 singoli rimasterizzati e l’album di inediti “7”.

“Sono felice di aver cantato con De Gregori, Jova e Pelù, Locasciulli, Grignani, di aver scritto con Guccini, ma non mi viene istintivo. Sono un po’ orso”.

“Il lockdown è stato pesante. Non vedo nessuno per poter andare a trovare mia madre, in fascia d’età a rischio”.

Nei mesi di isolamento Luciano ha scritto (con Massimo Cotto) un’autobiografia. “È stata un salvagente emotivo: ho rivissuto emozioni su cui non mi ero mai soffermato”.

“Sono uno che non riesce ad abituarsi alle partite di calcio senza pubblico, figuriamoci i concerti. Quello che ho provato la prima volta con gli Orazero suonando davanti a 100 persone ha fatto sì che cercassi di replicare quell’emozione il più volte possibile. Per me un concerto è avere qualcuno che ti fa rimbalzare addosso emozioni attraverso gli occhi, il corpo, il ballo”.

(repubblica.it)

Ligabue e il nuovo album ‘7’: “Ho riletto la mia storia per guardare avanti”. Il rocker pubblica anche un’antologia con i 77 singoli della sua carriera: “Ho fatto un disco nel modo che piace a me”.

“Tirare le somme non è stato male. Trent’anni erano sufficienti per girarmi per una volta a guardare indietro e rivedere tutto quello che ho fatto. Il libro è nato nel primo lockdown, scrivevo un capitolo al giorno con Massimo Cotto, mentre i ragazzi del mio staff mi recuperavano tutti i dati, foto, date, eventi. In quel momento è stato un salvagente emotivo, ho rivissuto. Ho ritrovato appunti, demo, e mi è venuta la voglia di fare il disco”.

“Ho cominciato questo mestiere perché a 27 anni ho provato l’esperienza del primo concerto, un pomeriggio di domenica, all’ora della tombolata, in un centro cultura, cento persone amici miei o del gruppo, il palco era alto mezzo metro e il soffitto due. C’erano due luci, un mixer che non era tale, ma quello che ho provato quella prima volta, davanti a gente che non conosceva le mie canzoni, è stato incredibile. Dopo ho cercato di fare in modo che si ripetesse tutte le volte possibili”.

(lastampa.it)

Ligabue: basta cinema, solo musica. Esce con il disco di inediti “7” e la raccolta “77+7”,  mentre  arriva in libreria “È Andata Così”, l’autobiografia.

(ilmattino.it)

Ligabue torna con il nuovo album: dopo quasi due anni solo “7” inediti

Questi i 7 brani che compongono l’album “7”: La ragazza dei tuoi sogni, Mi ci pulisco il cuore, Si dice che, Un minuto fa, Essere umano, Oggi ho perso le chiavi di casa, Volente o nolente ft. Elisa.

(amica.it)

Ligabue: “Durante il lockdown mi sono fermato e ho guardato indietro”. 7 e  77, il nuovo album e la nuova raccolta.

Il passato. “Ripensarci ha scatenato tante emozioni diverse. Dalla tenerezza alla nostalgia. Anche per il colore dei capelli, per la loro lunghezza e per la forma fisica. In questi tanti anni non mi sono mai seduto sugli allori, continuando a scrivere tanto, pubblicando un singolo ogni 5 mesi; pubblicando racconti e girando film. Non sono riuscito a stare fermo neanche nell’anno del lockdown”.

Parole & Musica: Ligabue

“Se c’è qualcosa che ho maturato nella visione del mondo e di me è stato fatto scrivendo canzoni: trovare la soluzione in poche parole che dovevano suonare”.

“La nostra vita la facciamo e la disfiamo da noi. Non ho riserve nel dichiararmi un uomo fortunato. È un’ammissione, non un vanto. Mi viene da dire che ho lavorato tanto, ma mi sento a disagio perché non è un lavoro quello faccio”.

“Non sopporto l’idea di deludere qualcuno che ha comprato un mio disco o un biglietto per un mio concerto. E’ un problema tutto mio perché nella realtà queste cose sono incontrollabili. E’ impossibile fare un concerto perfetto per tutti”.

“Il disco è uno strumento fantastico per la sua ristrettezza. Non puoi usare più di 200 parole per approfondire un concetto. La canzone vive di vincoli. Nasce come strumento popolare di comunicazione fra gente. Ha una sua capacità di rappresentare con semplicità un bisogno poetico”.

“Sono stato credente, ma ad un certo punto ho sentito il bisogno di venir via da una religione che si basa soprattutto sul dolore e sul senso di colpa di cui io sono abbondantemente popolato. Avevo bisogno di poter credere con più leggerezza. Continuo ad avere un forte bisogno di spiritualità”.

“Mi dispiace aver visto svanire quell’adesione popolare al Pci che gli altri partiti non avevano. Lo vedevo alla Festa dell’Unità quando tante persone prendevano le ferie per lavorare senza venir pagati, semplicemente perché volevano contribuire ad una causa. C’era una fiducia illimitata in quella cosa che sicuramente non andava di pari passo con l’idea del comunismo sovietico”.

“Non ho mai condiviso l’immagine maledetta del rocker, di quello che fa tutto per morire. Amo la vita. Per me il rock & roll è solo un modo per dire quanto la amo, per viverla con intensità e passione, ma sempre con positività”.

“Sono un fan dei cantautori perché nella seconda metà degli anni ’70 hanno cambiato il modo di scrivere i testi, hanno allargato le possibilità delle canzoni e hanno creato nuove possibilità comunicative attraverso le canzoni. De Gregori è uno degli esponenti più alti da questo punto di vista”.

“Sono contento di avere una voce che uno può definire bella, un altro può definire brutta, però chiunque può definire riconoscibile. Le parole e i concetti che riesco ad esprimere in maniera molto chiara, decisa e unica, mi hanno aiutato a renderla ancora più riconoscibile”.

“Sono molto emotivo. Non riesco a non vivere emotivamente il mio approccio alla vita, alle cose, alle relazioni, alle persone, alle storie, ai film, ai libri, alla musica. Chi mi segue lo fa perché ha trovato una sintonia emotiva più ancora che intellettuale. Le mie canzoni devono essere emotive, così come i miei racconti, i film e soprattutto la performance che faccio su un palco”.

a.s.

 

 

 

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