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Sergio Castellitto

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“Io penso che un attore dovrebbe scrivere sempre accanto al curriculum delle cose fatte anche il curriculum delle cose che non ha voluto fare. Recitare significa anche esprimere la tua opinione, ogni film fatto rappresenta una scelta precisa”.

“Mi sono formato in teatro, poi c’è stato il cinema, anche in maniera importante e soddisfacente. Il teatro è un luogo abbastanza unico, eterno, straordinario. Il cinema dura da cent’anni, il teatro da 4000 anni e durerà altri 4000”.

“Un attore può essere dotato di un certo talento comico o di un certo talento drammatico. Personalmente ho sempre cercato di sfuggire a questa catalogazione. All’inizio della mia carriera facevo teatro ricoprendo dei ruoli generalmente brillanti. In seguito ho cercato esperienze diverse”.

“Clark Gable non era un grande attore, ma era un grande divo. Il mestiere del divo è diverso da quello dell’attore. Marcello Mastroianni è l’unico esempio in  Italia di  grandissima star internazionale che è riuscita a continuare a fare il mestiere dell’attore, Marcello Mastroianni. Altri esempi sono: Gerard Depardieu in Francia, Gary Grant e Robert De Niro in America”.

“Il teatro americano è sostanzialmente contemporaneo, psicologico. Noi abbiamo Shakespeare, Goldoni, Pirandello, Molière, un modo diverso di recitare, sappiamo cos’è la rappresentazione. Io non entro nel personaggio, cammino accanto, non sono molto ideologico nella recitazione. Il cinema abitua alla mancanza di sequenza, capita di girare la morte il primo giorno e la nascita l’ultimo giorno. Bisogna essere elastici, pronti a cambiare e modificare. L’unica cosa che si deve inseguire è la sincerità di quello che si sta facendo, che non è la verità”.

“Sono un attore per caso. Casualmente. Ho incontrato dei giovani allievi dell’Accademia di Arte Drammatica e mi sono infilato lì, quasi da turista. Forse se avessi incontrato dei musicisti avrei forse fatto il musicista”.

 

 

 

 

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