“Tutto è cambiato dopo la morte di mia madre, un dolore forte che mi ha fatto scoprire una vita più vera che non lascia spazio ai giudizi degli altri”.
“Tante idee sull’amore non appartengono all’amore, tipo: il possesso, il controllo, vivere l’altro come una stampella”.
“I media non vogliono sapere di Anna Oxa, vogliono la loro storia di Anna Oxa”.
“Da quando siamo collegati a questa trappola del modello da cui vogliamo copiare finiamo di poter fare arte: per arte intendo l’arte del nostro vivere che poi si traduce nella musica o in tante altre cose, ma anche nelle relazioni”.
“La riflessione è una forma di azione, vuol dire sondare territori interiori nuovi, scavare sotto i nostri strati che sono tanti”.
“Sono sempre in cammino, cerco uno spazio creativo in un mondo in cui tutto è fermo”.
“Ho smesso di avere dei momenti. Vivo in un flusso continuo, in un presente dove non c’è un prima o un dopo. Non faccio più caso a quanto tempo scorre, m’interessa di più usare il tempo per non sprecare la vita e per capire chi sono”.
“A 8 anni vedevo solo la strada di casa e il cortile, e cantavo. Ero innocente, pulita. Se oggi mi posso fare certe domande sull’esistenza, è grazie a quella bimba che è venuta passo passo con me, che suona con me”.
“Tutto quello che ho cantato, alla fine, l’ho donato, non è più mio”.
“In tanti mi dicevano di restare uguale e non cambiare la mia immagine perché altrimenti il pubblico avrebbe potuto rimanerci male. Io, invece, ho sempre saputo che dovevo dare sfogo alla mia vena artistica ed essere ciò che ero. Che sono”,