“Il tennis è in crescita, il padel un’esplosione. Quest’ultimo è un fenomeno sociale oggetto di studi”.
“Dobbiamo fare in modo che tutti gli appassionati di tennis, in tutti gli angoli d’Italia, possano vedere almeno una volta l’anno questo grande spettacolo internazionale del tennis e del padel”.
“90% dall’autofinanziamento, il 10% dallo Stato. Di questo campa il tennis italiano”.
“Ho salvato il tennis. Ricordo l’inizio, tutti scappavano dalla federazione. Gli Internazionali perdevano 3-4 miliardi l’anno, mancavano le vittorie e i praticanti. Oggi parliamo di una realtà che ha quadruplicato i tesserati, dà lavoro a più di mille persone quando in passato non si arrivava a cento”.
“Nel 2001, quando sotto arrivato, la Federazione era stata commissariata dal Coni. La società che deteneva i diritti pubblicitari degli Internazionali e degli altri nostri tornei ATP fallì, lasciando un buco nel bilancio federale di circa 10 milioni di lire, quando in totale il nostro bilancio era appena del doppio. Da lì abbiamo cominciato a lavorare e i risultati alla fine sono arrivati”.
“Il padel è un gioco molto divertente, ha grandi potenzialità anche dal punto di vista agonistico. Ci stiamo impegnando perché l’Italia possa avere in futuro dei campioni a livello mondiale. Quello tra tennis e padel è un ottimo matrimonio. Le nostre società sportive sono contentissime di poter avere campi da padel accanto ai campi da tennis”.
“Il padel permette a tutti di divertirsi. Qui le distanze sono più brevi e tutto è più facile. Là dove non ci sono le gambe e i riflessi per arrivare su una pallina, dentro la gabbia a vetri accade un piccolo miracolo: è la pallina a ritornare da te. È uno sport estremamente aggregante, crea socializzazione. È uno sport che si autopromuove, i campi si vedono nelle strade, sono integrati nella città. È un ottimo business, perché richiede una superficie ridotta rispetto a tennis e calcetto, e il ritorno dell’investimento è superiore”.
