Addio a Gigi Proietti

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(repubblica.it)

Morto Gigi Proietti, addio al grande mattatore della scena italiana. L’attore, drammaturgo e regista è scomparso nel giorno del suo ottantesimo compleanno. Una lunghissima carriera, i successi in teatro, al cinema e in tv. La famiglia: “Sarà ricordato come merita nei tempi e modi da definire”.

Ha attraversato decenni di teatro, cinema e tv, e ha prestato la voce a star come De Niro, Hoffman e Stallone. Ha iniziato a calcare le scene dagli anni 60, poi ha lavorato in diversi film, da ‘Febbre da cavallo’ a ‘Tosca’. Il successo in teatro e al cinema era stato confermato in tv con la serie ‘Il maresciallo Rocca’. Nel 2002 il ritorno sul grande schermo con il sequel ‘Febbre da cavallo – La mandrakata’. diretto da Carlo Vanzina e di recente era stato Mangiafuoco nel ‘Pinocchio’ di Matteo Garrone

La grande occasione arriva nel 1970 quando sostituisce Domenico Modugno, accanto a Renato Rascel nel musical Alleluja brava gente di Garinei e Giovannini. Da allora è interprete e autore di grandi successi teatrali, tra i quali Caro Petrolini, Cyrano, I sette re di Roma. Dopo aver recitato nel 1974 nel dramma di Sem Benelli La cena delle beffe, accanto a Carmelo Bene, nel 1976 stringe un sodalizio con lo scrittore Roberto Lerici, insieme al quale scrive e dirige i suoi spettacoli rimasti nella storia, A me gli occhi, please è un trionfo. Lo riporta in scena nel 1993, nel 1996 e nel 2000.

Nel 1996 è protagonista della serie dei record d’ascolto Il maresciallo Rocca, prima c’erano stati Un figlio a metà, Italian restaurant. In tv fa il varietà da Fatti e fattacci a Fantastico, fa rivivere Shakespeare al Globe Theatre, incoraggia i giovani attori come faceva nella sua celebre scuola (dove ha avuto allievi Flavio Insinna, Giorgio Tirabassi e tanti altri). Un talento vero, da Febbre di cavallo al doppiaggio: presta la voce a Gatto Silvestro, in coppia con Loretta Goggi, e alle star: Richard Burton, Richard Harris, Marlon Brando, Robert de Niro e Dustin Hoffman. Doppia Sylvester Stallone nel primo Rocky. Di recente aveva partecipato alla nuova stagione di Ulisse con Alberto Angela.

(newsmondo.it)

Morte Gigi Proietti, Mattarella: “Grande dolore, era espressione genuina dello spirito romanesco”

“È con grande dolore che ho appreso la notizia della scomparsa, nel giorno dell’ottantesimo compleanno, di Gigi Proietti”, sono le prime parole del messaggio di Mattarella. Attore poliedrico e versatile, regista, organizzatore, doppiatore, maestro di generazioni di attori, erede naturale di Ettore Petrolini, era l’espressione genuina dello spirito romanesco. Alla grande cultura, alla capacità espressiva eccezionale, frutto di un intenso lavoro su se stesso, univa una simpatia travolgente e una bonomìa naturale, che ne avevano fatto il beniamino del pubblico di ogni età. Desidero ricordarlo anche come intellettuale lucido e appassionato, sempre attento e sensibile alle istanze delle fasce più deboli e al rinnovamento della società”.

(ilfattoquotidiano.it)

Gigi Proietti morto, era ricoverato in gravi condizioni da 15 giorni per problemi cardiaci.

Proietti negli ultimi mesi era rimasto molto colpito dalla vicenda drammatica del coronavirus, aveva anche ironizzato sulla “nuova normalità” a cui siamo costretti. Aveva detto: “Quando sento dire ‘non bisogna allarmarsi’, è il momento in cui mi preoccupo. Vi rendete conto? i cinema e i teatri chiusi! La gente dell’establishment è difficile vederla seduta in platea. E per quanto riguarda i cinema, a Roma, negli ultimi anni ne hanno chiusi 46 e nessuno di loro si è scandalizzato”.

(ilmessaggero.it)

Gigi Proietti morto a Roma, centinaia di fiori davanti alla clinica. Mattatore di teatro e tv, fatale un attacco cardiaco.

“Roma perde una parte della sua anima – ha detto la Sindaca Virginia Raggi – Proclamerò il lutto cittadino nel giorno dei funerali”.

 

Enrico Montesano: (con Proietti fu interprete di uno dei film più celebri Febbre da Cavallo): “Te possino Mandra’… proprio oggi?”.

Carlo Verdone: “Oggi ci lascia un attore gigantesco. Sul palcoscenico tra i migliori se non il migliore. Enorme presenza scenica, maschera da attore dell’antica Roma, tempi recitativi sublimi. Era un volto che rassicurava che l’identità di questa città ancora vive. Discepolo di Ettore Petrolini, forse più volte ha superato il suo maestro. Autorevolezza, cultura, generosità e umiltà. Questo era Gigi Proietti”.

Il premier Giuseppe Conte: “Con Gigi Proietti non se ne va solo uno dei volti più amati dal pubblico, ma anche uno straordinario protagonista della nostra cultura. Proprio nel giorno del suo compleanno ci lascia un genio dello spettacolo che ha saputo divertire e commuovere milioni di italiani. La sua scomparsa addolora tutto il Paese”.

Pippo Baudo: “È stato un grande artista, un grande amico, un grande maestro: è stato tutto, un attore totale, enorme, di una grandiosità pazzesca. Raccoglieva tutto il massimo che un artista può avere: cantava, ballava, raccontava bene, sapeva coniugare il classico e il leggero. E anche quando raccontava una barzelletta, ne faceva una commedia. L’ho visto recitare malato, con la febbre altissima: la scena lo ingigantiva, lo trasformava. È tipico dei grandi avere momenti di tristezza, di malinconia, ma quando si accendono le luci, partono”. Nel 1972 Baudo volle Proietti con lui a Canzonissima: “Lo avevo visto in Alleluja brava gente. Lo invitai, si alternava con Monica Vitti: dietro questi nomi c’è un mondo”. Baudo ricorda il successo di A me gli occhi please: “Fu il primo one man show, in scena al teatro Tenda di piazza Mancini. Partì moscio, poi bisognava fare a cazzotti per entrare. Come i vecchi teatranti, Proietti tirava fuori dal baule i suoi personaggi, che diventavano spunto per i suoi sketch e che oggi sono patrimonio della gente. Cantava benissimo: nel 1995 lo ebbi come concorrente a Sanremo, con Peppino Di Capri e Stefano Palatresi, con il brano Ma che ne sai, scritto da Claudio Mattone. Ci siamo divertiti tanto. Ha riportato il teatro shakesperiano nel cuore di Roma, ha fatto un capolavoro”.

Alberto Angela: “Viene a mancare un gigante del palcoscenico italiano che lascia un vuoto incolmabile. Quando ti trovavi davanti a lui, alla sua arte, alla sua persona, ti rendevi conto di essere davanti ad un fuoriclasse, ad un artista unico che sapeva coinvolgerti in modo totale in ogni tipo di rappresentazione. La sua arte non era mai ostentata ed era sempre in grado di mettere a proprio agio le persone con cui aveva a che fare. Negli anni in cui abbiamo collaborato, non ho avuto solo la fortuna di conoscere le sue doti professionali che tutti abbiamo avuto modo di apprezzare. Con la sua umiltà, la sua umanità e la sua semplicità, Gigi è stato uno degli uomini più veri, rispettosi ed umani che abbia mai incontrato”.

Francesco Totti (ex capitano della Roma): “Va via un pezzo della nostra Roma, quella vera passionale e allegra. Come definire Gigi: un grande, il suo sorriso è stato e rimarrà unico. Gigi era presente al ricevimento per il mio matrimonio, ci vedevamo in qualche occasione e con la sua allegria e il suo grande carisma trasmetteva sempre grande gioia. Mi ha seguito per tutta la carriera da calciatore, era un grande tifoso romanista e ha rappresentato Roma nel mondo come solo noi veri romani sappiamo fare”.

Enrico Brignano: “Se faccio quel che faccio, è soprattutto grazie a te. Ti guardavo, ti spiavo dietro a una quinta mentre recitavi per carpirti ogni segreto, ma il talento non ha segreti, è talento e basta. Ho sempre cercato nei tuoi occhi l’approvazione: ero l’alunno davanti al maestro, quando c’eri tu tra il pubblico, anche dopo 30 anni di palcoscenico”.

Antonella Clerici: “L’unica cosa che mi consola è la frase che ha detto Proietti tante volte “Chi nun Sa ride mi insospettisce”.

Alessandro Gassmann: “Ho amato tantissimo il talento ma anche l’umanità di quest’uomo con cui ho avuto la grande gioia di lavorare”.

Note dal Passato: Gigi Proietti

“Appaio come una persona molto sicura di sé ma ho fragilità mostruose, anzi, suonano ancora più profonde perché sono a contrasto”.

“Non amo molto i talk show, non ho nessun discorso da fare alla Nazione. Invidio chi ci va ed è depositario di grandi verità. Io non ho grandi verità, ho dei dubbi, ma andare ad esternare i propri dubbi in televisione mi sembra assurdo”.

“Le grandi civiltà mettono al centro gli anziani e i bambini. Devono essere quasi ritenuti sacri. Altrimenti è barbarie. Non è possibile concepire un sostegno soltanto per le persone che producono. E’ una cosa assolutamente barbara. Un tempo anche i neonati venivano trascurati, poi ci si è reso conto che potevano esserci business da fare con pannolini, pappette e pomate. Invece gli anziani non consumano e per questo non vengono considerati. Nella civiltà contadina, dalla quale noi veniamo, l’anziano era importante, aveva un suo ruolo preciso. Invece adesso no. Il concetto dell’usa e getta non mi piace”.

“Il teatro non è che prima del virus conoscesse chissà quale sostegno. La cultura teatrale italiana aveva il minimo indispensabile. Quando si parla di cultura si arriva al massimo fino al cinema. Il teatro non viene nemmeno nominato. Approfittiamo di questo periodo per fare in modo che le istituzioni si accorgano di noi”.

“Il personaggio di Mandrake (film “Febbre da Cavallo”) è così popolare perché appartiene alla schiera di quei perdenti che hanno avuto sempre ragione. In genere i personaggi forti sono due: il perdente e il cattivo. Mandrake è un antieroe che vive di espedienti. Pratica l’arte di arrangiarsi. Fa di tutto per trovare poche lire che poi si va regolarmente a giocare”.

“Un attore deve avere due caratteristiche fondamentali: il carisma, quando entra in scena deve riuscire ad attirare l’attenzione del pubblico dalla prima all’ultima fila su di sé; il senso del ritmo”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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