Cinema in lutto. Morto Jean Paul Belmondo.

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(ansa.it)

E’ morto Jean-Paul Belmondo. L’attore francese aveva 88 anni.

(corriere.it)

Jean-Paul Belmondo, morto l’attore francese: aveva 88 anni. Icona del cinema, era nato nel 1933. La notizia del decesso è stata data dal suo avvocato. Aveva recitato anche in Italia diretto, tra gli altri, da Alberto Lattuada, Vittorio De Sica e Renato Castellani.

Protagonista di film quali “Il Clan dei marsigliesi”, era nato a Neuilly-sur-Seine, in Francia, nel 1933. Aveva recitato anche in Italia diretto, tra gli altri, da Alberto Lattuada, Vittorio De Sica e Renato Castellani accanto a Gina Lollobrigida, Claudia Cardinale, Sophia Loren e Stefania Sandrelli. Ebbe anche una relazione con l’attrice Laura Antonelli. Figlio di uno scultore di origini italiane titolare di una cattedra presso l’Accademia di Belle Arti, negli anni del liceo aveva coltivato il sogno di diventare uno sportivo. Intraprese la carriera cinematografica dopo aver partecipato a due pellicole di successo come “A doppia mandata” di Claude Chabrol nel 1959 e “La ciociara” di Vittorio De Sica nel 1960. Lascia in eredità ruoli indimenticabili come quello in “A bout de souffle” (“Fino all’ultimo respiro”).

(gds.it)

È morto Jean-Paul Belmondo, addio all’icona del cinema francese

(repubblica.it)

È morto Jean-Paul Belmondo, stella della nouvelle vague. Aveva 88 anni. Tra i più importanti attori francesi, arrivò al successo nel 1960 con i film di Jean-Luc Godard.

Belmondo ha incarnato perfettamente la fresca ribellione giovanile che guida lo stile cinematografico pionieristico di Godard, incarnando agli occhi dei critici la risposta europea a James Dean e al tempo stesso l’erede di Jean Gabin. Belmondo ha poi dimostrato altre sfumature dei suoi talenti di attore nel film Due donne di Vittorio De Sica al fianco di Sophia Loren e interpretando il prete protagonista del film drammatico sulla seconda guerra mondiale Leon Morin, Prete (1961) di Jean-Pierre Melville.

(lastampa.it)

E’ morto l’attore Jean-Paul Belmondo

Dopo un esordio a teatro, Belmondo si fa apprezzare come ‘jeune premier’ in ‘Peccatori in Blue Jeans’ di Marc Allegret (1958), ma dà anche fiducia al giovanissimo Claude Chabrol in ‘A doppia mandata’ (1959). Comincia da lì il suo percorso parallelo con Alain Delon. ‘Bebel’ (così si fa chiamare per sottolineare il suo stile stravagante e canzonatorio) è rapido a cambiare registro, Jean-Luc Godard che lo vuole protagonista di ‘Fino all’ultimo respiro’ (1960) e poi di ‘Pierrot le fou’ (1965). Lavorare con il maestro indiscusso della Nouvelle Vague rappresenta per Belmondo una sfida: deve tenere insieme i canoni della recitazione classica e il loro stravolgimento. Rispetto a Delon, Bebel ha il vantaggio dell’innata simpatia comunicativa, un bel naso schiacciato da boxeur fallito, una innata predisposizione a stupire. Hanno esordito con lo stesso maestro, Allegret, hanno flirtato con la nouvelle vague, hanno successo con le donne e con gli spettatori. Li accomuna anche l’Italia, entrambi vengono adottati molto giovani dal nostro cinema. Ed ecco Belmondo vestire i panni di Michele ne ‘La ciociara’ di Vittorio De Sica e poi di Amerigo ne ‘La viaccia’ di Mauro Bolognini (1961). Ma è sul mercato francese e nel cinema poliziesco che combatte la grande battaglia per la popolarità con Delon. Belmondo recita con Claude Sautet in ‘Asfalto che scotta’ (1960), ‘Quello che spara per primo’ di Jean Becker (1961), ‘Quando torna l’inverno’ di Henri Verneuil (1962), fino a ‘Lo spione’ del maestro Jean Pierre Melville.

In una sorta di terza vita artistica si affida a Philippe de Broca e interpreta ‘L’uomo di Rio’ (1964), cocktail di commedia gialla, film d’avventura, parodia di generi in voga. Conquista Delon che si rassegna all’idea di far coppia col suo rivale, nel 1970 con ‘Borsalino’.

Belmondo si è sposato due volte (con la ballerina Elodie che gli ha dato tre figli e l’attuale compagna Natty), legandosi a lungo con Laura Antonelli. In teatro ripassa tutti i grandi classici, veste perfino i panni del mattatore Kean e aspira a un finale di carriera da ‘padre nobile’, guadagnandosi il Premio Cesar come miglior attore nel 1989 per ‘Una vita non basta’’ di Claude Lelouch.

(ilmessaggero.it)

Morto Jean-Paul Belmondo, aveva 88 anni: il mostro sacro del cinema francese si è spento nella sua casa di Parigi

Il cinema francese perde una delle sue stelle, il ‘Magnifique’ protagonista di 80 lungometraggi e 30 rappresentazioni teatrali. Il carismatico Bébel, questo il suo soprannome, era da sempre il “guascone” legato ai ruoli da duro con il cuore tenero.

(avvenire.it)

Addio all’attore Jean-Paul Belmondo. L’attore francese si è spento a 88 anni. Ha girato 80 film e nel 2011 ha ricevuto la Palma d’oro alla Carriera del Festival di Cannes.

(ilsole24ore.com)

Morto Jean-Paul Belmondo, leggenda del cinema francese. Icona della Nouvelle Vague, aveva lavorato con Godard e Truffaut.

La sua decisione di spostarsi dal cinema d’autore a pellicole più commerciali, negli anni Sessanta, gli inimicò più di un critico. Accuse cui lui rispondeva con una certa ironia: “Quando un attore ha successo, la gente gli volta le spalle e dice che ha preso la strada più facile, che non vuole fare uno sforzo o correre dei rischi. Ma se fosse così facile riempire le sale, il mondo del cinema sarebbe molto più sano di quanto non sia. Non credo che sarei rimasto così a lungo sotto i riflettori se avessi fatto una schifezza qualsiasi. La gente non è così stupida”.

Jean Paul Belmondo

“Non ho nostalgia né rimpianti. Non penso mai al passato, guardo solo al futuro. Con l’età si migliora, migliorano molte cose, anche la recitazione”.

“Non ero sicuro di voler fare cinema. Ho recitato nove anni in teatro, poi è arrivato Godard con Fino all’ultimo respiro e la mia carriera è decollata. Negli stessi anni ho lavorato con Marcel Carné e Claude Chabrol”.

“Quando ero giovane venivo in Italia perlopiù per motivi di lavoro. A Venezia ci sono venuto tante volte anche con mia moglie. Una volta ho sorvolato la città appeso a un elicottero, un momento che ricordo ancora molto bene”.

“Nella mia carriera ho fatto tutto quello che volevo far, il lavoro non mi preoccupa più”.

“Nel mondo di oggi è complicato essere felici. Ci sono tanta violenza e ingiustizie. Vivere è difficile, forse più di una volta. Ma per dimenticare le guerre, il male e le cose brutte che ci circondano, l’importante è sorridere sempre”.

 

 

 

 

 

 

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